mercoledì 1 luglio 2015

“Nove petali di loto”… il caso Cearpes diventa una piece teatrale giornaledimontesilvano

“Nove petali di loto”… il caso Cearpes diventa una piece teatrale 

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80 minuti, 6 attori in scena ed un progetto tra cinema e teatro che vede la firma dell’attore e regista Milo Vallone e di Luca Pompei. Mercoledì 22 ottobre a Pescara l’anteprima nazionale dello spettacolo - Un’operazione-verità sul cortocircuito giudiziario-politico-mediatico che si è abbattuto sulla cooperativa CEARPES sociale abruzzese, "il dovere di raccontare la nostra storia e di chiedere una completa riabilitazione dei nostri nomi".

9 anni di processi per l’assoluzione con formula piena di 32 imputati da tutte le accuse. Nel frattempo Cearpes – che contava 90 dipendenti, 50 ospiti e 5 milioni di fatturato - è stata azzerata. Oltre 70 famiglie buttate sul lastrico dalla malagiustizia, la cattiva politica e l’eco dei media. A tutela di tutte le vittime nasce ora l’associazione Amici di Cearpes Onlus.
Pescara, lunedì 20 ottobre 2014 – Si è tenuta oggi la conferenza stampa di presentazione di “Nove petali di Loto,” l’opera di cine-prosa di Milo Vallone (testo di fantasia liberamente ispirato) che debutterà in prima nazionale a Milano il 5 novembre e che avrà la sua Anteprima al Teatro Massimo di Pescara mercoledì 22 ottobre alle ore 21,00.
Dalla vicenda paradossale e kafkiana di Cearpes e del suo Presidente Dominique Quattrocchi nasce uno spettacolo che affronta i temi scottanti del potere, della relazione con le istituzioni, la burocrazia…dei rapporti tortuosi tra chi agisce e chi gestisce.

Proprio a Pescara l’anteprima di una tournée nazionale volta, attraverso una pièce che si colloca nell’ambito della migliore tradizione del teatro civile italiano, a far conoscere un caso fortemente emblematico di tante vicende italiane.
80 minuti, 6 attori in scena ed un progetto tra cinema e teatro che vede la firma dell’attore e regista Milo Vallone e di Luca Pompei.
"“Nove petali di Loto” è un testo di fantasia, liberamente ispirato ad una storia vera. Già nel titolo c’è la metafora che vogliamo raccontare: il fiore di loto è un fiore bellissimo ma la sua esistenza non è così facile. Quando inizia a germogliare, si trova sotto l'acqua sporca di laghi o piccoli stagni, circondato da fango e melma e tormentato da pesci e insetti. Ma il fiore di loto si fa forza e, crescendo, sale verso la superficie dell’acqua. Col tempo lo stelo continua ad allungarsi e il baccello lentamente emerge dall’acquitrino. E’ allora che il loto comincia ad aprirsi, petalo dopo petalo, nell’aria pulita e nel sole – spiega Milo Vallone regista, attore e coautore di questa pièce della memoria. – Lo spettacolo segue il progetto CineprOsa, un modello di realizzazione che vede l’incontro e l’intreccio tra i linguaggi teatrali e quelli cinematografici, ne nasce così un vero e proprio cine-spettacolo che vede un continuo rimbalzo narrativo tra palco e schermo".
Un affresco drammatico, liberamente tratto da una vicenda che ha fatto scalpore e continua a farlo per l’evidenza di quegli elementi di malaffare, di superficialità e violenza che sono un emblema dell’Italia che prova a farcela ma sbatte contro il muro d’acciaio degli interessi dei pochi. La vicenda kafkiana di un uomo nel giusto schiacciato da un meccanismo capace di stritolare chi prova a mettersi di traverso, anche solo per difendere se stesso, il proprio lavoro, i principi in cui crede.
Dopo 9 anni ora si cerca di ristabilire una verità accertata sul piano giudiziario ma ancora lontana dall’essere abbracciata appieno da una comunità troppo spesso sviata e sconvolta da notizie parziali, sensazionalistiche e spesso prive di fondamento.

"La nostra struttura era un punto di riferimento in Italia per l’accoglienza di minori con gravi e gravissimi disagi socio-comportamentali. In pochi giorni siamo diventati degli orchi, un’ associazione a delinquere ed i segni di un calvario giudiziario ed umano durato 9 anni, pure con la completa assoluzione di tutti gli imputati, ci sono rimasti impressi sulla pelle. – spiega Dominique Quattrocchi, fondatore della cooperativa C.E.A.R.P.E.S. – Nessuno si è preso la briga di chiedere scusa per un errore giudiziario che ha messo in ginocchio 70 famiglie per bene e aumentato a dismisura le difficoltà dei ragazzi nostri ospiti. Ed ora che abbiamo ottenuto giustizia crediamo di avere il dovere di raccontare la nostra storia e di chiedere una completa riabilitazione dei nostri nomi, del nostro passato, del nostro lavoro. Ancora una volta occorre poi sottolineare come, oltre a noi operatori, sono stati loro, i ragazzi, le vittime di una macchina del fango che ha spazzato via la struttura che li ospitava, li ha costretti a tornare al loro disagio, in circostanze percepite come ostili, creando loro ansia e fomentando la sensazione di inadeguatezza e insicurezza che li aveva condotti verso la necessita di un’assistenza".

Alla conferenza stampa sono intervenuti il Prof. Francesco Bruno, psichiatra e criminologo; Dominique Quattrocchi, fondatore di Cearpes; Milo Vallone, attore e regista; Nello Bologna, responsabile campagna #amicidicearpes.

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